Valery Gergiev: un direttore russo

Massimiliano Fortuna

UN DIRETTORE RUSSO. Il caso Gergiev

Valery Gergiev
Foto di David Shankbone – Opera propria, CC BY 3.0, Wikimedia

Leggo sui giornali che il direttore d’orchestra russo Valery Gergiev non dirigerà la Dama di picche di Cajkovskij alla Scala di Milano, in programma per il 5 marzo. Ad annunciarlo è lo stesso sindaco della città, Beppe Sala, che nei giorni scorsi aveva chiesto al maestro russo, noto per essere un sostenitore di Putin, un’esplicita presa di distanza dalla guerra scatenata da quest’ultimo in Ucraina. La condanna della guerra non c’è stata e Gergiev verrà dunque sostituito. Non è del resto solo la Scala a prendere queste misure nei confronti di Gergiev, anche la filarmonica di Monaco e quella di Rotterdam, a quanto pare, hanno posto fine alla collaborazione con lui.

Si può capire che l’onda emotiva suscitata dall’invasione russa dell’Ucraina porti all’auspicio che le personalità russe molto conosciute in Europa, si tratti del mondo dell’arte o di quello dello sport, che hanno continui contatti e relazioni di lavoro con il nostro paese si dichiarino per la pace e condannino questa guerra, che nelle modalità in cui si sta svolgendo a quasi tutti pareva impensabile. Numerosi artisti e sportivi russi si sono in effetti espressi in questi termini, prendendo a mio parere la decisione giusta.

Quello che però dobbiamo chiederci è se queste dichiarazioni pacifiste debbano costituire un vincolo necessario, in mancanza del quale, come nel caso del maestro Gergiev, sia giustificata l’interruzione dei rapporti di lavoro. Bene, personalmente ritengo che questo sia invece un errore e rappresenti il primo passo di una strada che, se percorsa fino in fondo, alla fine porterebbe una libera democrazia a essere altro da ciò che aspira a essere, sino alla negazione degli stessi principi di libertà che sostiene di difendere.

Gergiev è alla Scala, sarebbe dovuto essere alla Scala, per dirigere un’orchestra, questo è il lavoro che è stato chiamato a svolgere, e la sua professionalità nello svolgerlo costituisce l’unico metro di giudizio a cui dovrebbe guardare l’istituzione che gli ha affidato questo incarico. Licenziare Gergiev non per le sue scarse capacità ma per le opinioni politiche che professa, o per delle mancate prese distanza, significa introdurre un seme di discriminazione che, se pensato su una scala (ma forse, a questo punto, potremmo anche dire: una Scala) più ampia, porterebbe a una pratica propria di regimi autoritari, non certo consona a una democrazia liberale.

Le autocrazie possono minacciarci non soltanto con l’uso diretto delle armi e della violenza, ma anche inoculandoci il veleno del loro pensiero, della propria concezione del potere, dei propri automatismi. Per le autocrazie in fondo non esiste vittoria più grande che quella di poterci rinfacciare: guardate, alla fine anche voi agite come noi, reprimete la libertà di opinione, non tollerate il dissenso.

La lotta più importante e decisiva che i sistemi democratici devono continuamente combattere è in primo luogo quella contro le tentazioni autoritarie che si annidano al loro interno (e che sono presenti in potenza in ognuno di noi): il fastidio contro il pensiero che non si allinea, anche se questo accade in momenti di emergenza e anche se le posizioni dei non allineati sono riprovevoli o pretestuose. È per questo che il caso di un direttore d’orchestra – nazionalista, poco raccomandabile e guerrafondaio – al quale viene tolto un incarico, perché non accetta di barattarlo con una pubblica dichiarazione, non deve sembrarci un aspetto così marginale e insignificante: misura una temperatura, che bisogna sforzarsi di tenere sempre il più bassa possibile.


1 commento
  1. Rosa Dalmiglio
    Rosa Dalmiglio dice:

    sono d'accordo
    segnalo che ieri scrivevo anchio sui media internazionali, a proposito del Direttore Russo Valery Gergiev,, non solo è sbagliato ma è da oltre 15 anni Ambasciatore UNESCO per la PACE, pubblicato sul sito UNESCO, sono nel mondo 45 gli Ambasciatori di Pace UNESCO ed io rappresento dal 2005 gli Artisti Cinesi per la PACE, invitati dal Parlamento Italiano nel 2005, dal Papa, al Teatro dell'Opera di Roma ed al Teatro della Scala di Milano-
    basta un nuovo Sindaco ed un nuovo Sovraintendente non informati per offendere gratuitamente chi lavora sempre per la Pace ricordo che nello scorso mese di Gennaio nessuno a risposto all'invito dei Pacifisti Russi, in ITALIA

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